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martedì 3 aprile 2018

IO NON SONO COME MIA MADRE

“Non sono come mia madre”
 “Mio padre faceva sempre così, quindi anche io mi comporterò allo stesso modo”
 “Con mio figlio non farò quest’errore!”
 “Se questa cosa ha funzionato con me, funzionerà anche per mio figlio”

A quale genitore non è capitato di fare un pensiero di questo tipo? Che si voglia seguire lo stile educativo dei nostri genitori o si provi a fare l’esatto contrario, una cosa è certa: quando si diventa mamma o papà, l’immagine che abbiamo dei nostri genitori influenza le nostre scelte!

La relazione con i genitori è la prima finestra sul mondo di un bambino: attraverso di essa impara a conoscere se stesso, i suoi bisogni e come soddisfarli; inoltre è il primo confronto con l’altro, il mezzo attraverso il quale apprende se il mondo è un posto sicuro o meno. Sarà quindi semplice comprendere quanto questo rapporto influenzerà tutti i rapporti futuri, in particolar modo quello con i propri figli.

Quando questo può diventare un ostacolo?

Se, attraverso una riflessione, consideriamo le scelte educative dei nostri genitori giuste, coerenti con i nostri valori e adeguate anche per i nostri figli, sarà facile seguirle. Anche nel caso in cui non le condividiamo, la scelta di fare diversamente sarà altrettanto scontata.

A volte capita però di non essere così consapevoli e di agire più d’istinto, inserendo il nostro pilota automatico interno: in questo caso diventano evidenti le influenze dei nostri primi legami e di come veniamo condizionati anche in età adulta da essi.
Le scelte fatte con poca consapevolezza, spesso rispondono più ai nostri bisogni, alle nostre aspettative, ai nostri desideri, che a quelli dei nostri figli. 

 Situazioni di stress, stanchezza, malessere possono facilitare l’uso del pilota automatico: se, per esempio un nostro genitore era solito alzare la voce e rivolgersi a noi in modo aggressivo per riprenderci, è molto probabile che questa possa diventare anche una nostra modalità comportamentale; oppure si può fare fatica a tirare fuori la rabbia per paura di non saper gestire l’aggressività.
In entrambi i casi ci allontaniamo dal nostro compito genitoriale, per soddisfare il nostro bisogno di gestire la rabbia.

Imparare a conoscere se stessi come genitori è fondamentale: chiedersi che tipo di genitore si vuole essere, quali sono i nostri obiettivi, essere consapevoli di cosa vogliamo ottenere attraverso un’azione, una frase o un gesto. Sarà poi ancora più importante imparare a conoscere i propri figli: ognuno di loro ha una personalità e dei bisogni specifici e ogni scelta va fatta pensando alla loro unicità.

Il processo di consapevolezza e accettazione di sé è un lavoro che dura tutta la vita, e come affermava Carl Rogers, “quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare”.


Dott.ssa Valentina Marocco

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