Quante volte ci capita di confidarci con
qualcuno e di sentire di non essere veramente ascoltati? O di non capire come
mai la persona che ci parla sembra che non sia intenzionata a seguire i nostri
“ottimi” consigli? Oppure sentire da nostro figlio, partner, studente, collega,
amico… “tu non mi capisci!!”?
C’è un motivo per cui succede tutto
questo: le parole che decidiamo di usare hanno un grosso potere sull’altro.
Scegliere una frase piuttosto che un’altra, può condizionare il messaggio che
vogliamo mandare.
Thomas
Gordon (1918 - 2002), psicologo clinico
americano, ha messo in luce quelle frasi e quei comportamenti che generano
allontanamento e chiusura nell’altro quando c’è un’iterazione tra persone,
definendole “barriere della comunicazione”.
SCOPRIAMO INSIEME QUALI SONO LE BARRIERE
DELLA COMUNICAZIONE:
1.
Ordinare, comandare,
esigere
“Fai subito…”
Questo tipo di approccio è disfunzionale
anche quando siamo di fronte a una reale gerarchia tra gli attori della
comunicazione. Per esempio un capo ufficio che si rivolge così ai suoi
dipendenti è certamente tollerato ma alla lunga viene disprezzato. Se, però,
non esiste alcuna gerarchia conclamata tra le parti, allora ordinare, comandare
ed esigere sono solo azioni aggressive utili solo a compromettere il rapporto.
2. Minacciare
“È molto meglio se…”
“Se non farai così allora…”
La parte minacciata si chiude e pensa
solo a come difendersi. Questo genera rabbia e desiderio di ribellarsi.
3.
Sgridare, rimproverare,
fare la morale
“Dovresti imparare a…”
“Se mi avessi dato ascolto…”
Questo tipo di frasi comunicano
all’altro la mancanza di fiducia nelle loro capacità e creano sensi di
colpa.
4.
Offrire soluzioni già
pronte
“Io al tuo posto avrei…”
“In questo caso la cosa migliore da fare
è…”
Impediscono alla persona di riflettere
sul suo problema, di considerare soluzioni alternative e di sperimentarle
realmente. Possono provocare dipendenza o resistenza nell’altro.
5.
Persuadere con
argomentazioni logiche
“Lascia stare le sensazioni, le
variabili oggettive in questo caso sono…”
“Le cose stanno così…”
Sollecitano risposte difensive, di
chiusura e non ascolto. Quando si affronta una discussione importante con
qualcuno bisogna fare molta attenzione a non sminuire le sue emozioni riducendo
tutto a formule matematiche.
6.
Criticare, insultare
“Stai perdendo tempo…”
Possono far sentire l’altro
incompetente, inferiore. La comunicazione può essere interrotta per evitare un
giudizio negativo e si tenderà a nascondere i propri vissuti.
7.
Lusingare o fare
complimenti eccessivi
“Sei l’unico che può aiutarmi…”
“Questa è l’idea più geniale che abbia
mai sentito…”
“sei talmente intelligente che
sicuramente…”
Magari inizialmente l'interlocutore
proverà un discreto piacere nel sentirsi dire certe cose, a lungo andare potrebbe sentirsi manipolato.
8.
Stereotipare,
ridicolizzare o umiliare
“Sei solo un ragazzino!”
“Sei la classica donna viziata!”
Sono svalutazioni, etichette che possono
avere un effetto devastante sull’altro.
9.
Interpretare
“In realtà non vuoi dire questo…”
“sei solamente stanca…”
In questo modo si manifesta all’altro
tutta la propria arroganza. Ci mostriamo più bravi di lui non solo a spiegare
le cose, ma anche a entrare in sintonia con i suoi pensieri. Quando
interpretiamo quello che viene detto stiamo comunicando un messaggio molto
chiaro: io capisco i tuoi pensieri e tu no!
10. Minimizzare
“Ma sì, vedrai che si sistema tutto…”
“La fai più grossa di quello che è…”
“Non ti preoccupare, non è nulla…”
Le emozioni sono soggettive e
minimizzare quello che gli altri amplifica il loro dolore.
11. Mettere in dubbio, indagare
"Sei sicuro che sia andata proprio così?"
"Mi sembra impossibile che si sia
comportata in quel modo…"
"Perché...? Come...? Quando...?"
Mettere in discussione ciò che l'altro sta raccontando è molto rischioso: può darsi che uno sfogo non
sia molto attendibile ma proprio in quel momento è meglio evitare di
contraddire chi sta aprendo il suo cuore. Inoltre fare troppe domande potrebbe portare l'altro a concentrarsi sulle risposte da dare per soddisfare la nostra curiosità, invece che sul suo problema.
12. Cambiare argomento
“Vabbè ma possiamo parlarne un’altra
volta…”
“Prima ti devo chiedere una cosa…”
Cambiare argomento è un diritto,
ma dobbiamo essere molto chiari sul perché intendiamo farlo. Il rischio è che l’altro
possa pensare che le sue difficoltà non siano importanti e decidere che non valga
la pena aprirsi di nuovo.